La leggenda della Ninfa Eco la versione in latino: Echo, eximiae speciei nympha, de Iunone,lovis uxore et numinum regina,contumeliosa verba dixerat et sic maxime invisa erat. Tum Iuno statuit tam impudentis puellae loquacitatem punire et linguam eius oppressit. Echo nec surda nec muta fuit,s ed eius os solum ultimam syllabam verborum iterabat,quia verba integra pronuntiare non valebat. Sic Narcissi,praestantis adulescentis,amorem deperdit,quia iuvenis balbam puellam respuit. Tunc nympha in speluncam inter montium saltus confugit neque umquam inde in lucem evasit. Deinde sola vox tam formosae virginis superstes fuit. Testo in Italiano: Eco, ninfa di eccezionale bellezza, aveva detto calunnie e insulti a proposito di Giunone, moglie di Giove e regina degli dei, ed era odiata moltissimo alla dea. Quindi la dea decise di castigare tanto sfrontata loquacità e paralizzò la lingua della stolta fanciulla. Eco non fu né muta né sorda, ma, quando ascoltava una parola, ripeteva con la sua bocca ...
Nella mitologia classica, le Ninfe stavano a metà tra gli dei e gli uomini, come i demoni, a cui assomigliavano tanto. Non salivano sull'Olimpo. Non avevano templi, ma soltanto altari. Non erano immortali; e Esiodo ci assicura che la loro vita non superava "la durata di dieci vite di palma". Nelle loro figure sorridenti e graziose, che coprivano di danze la superficie del mondo, si raccoglieva tutta la vita acquatica della natura: loro erano i ruscelli, le fonti, i fiumi, i torrenti, i laghi, le paludi, le grotte montane grondanti d'acqua. Attratti dalla loro grazia, molti uomini entravano nel loro regno, accanto ai Sileni e ai Satiri. Era un rischio tremendo. Chi vedeva le ninfe: chi riceveva dalle ninfe il dono della ispirazione e della chiaroveggenza: chi amava le ninfe, spesso sprofondava nella follia e perdeva sé stesso. Pietro Citati
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